lunedì 26 novembre 2007

CASORIA, UNA BOMBA ECOLOGICA PRONTA AD ESPLODERE

Ha fatto notizia, ma solo fino ad un certo punto, il blitz realizzato qualche giorno fa dalla polizia municipale e da alcuni tecnici preposti alla tutela ambientale dell’ASL Napoli 3 in zona Lufrano, dove è stata posta sotto sequestro un’area di circa diecimila metriquadri utilizzata come una vera e propria discarica.

In realtà, noi non accogliamo con lo stesso clamore e la stessa meraviglia questo fatto di cronaca ampiamente riportato su tutti i giornali; per il semplice motivo che si tratta di una questione annosa, di cui sono responsabili proprio le autorità competenti in materia.


Tutti i rifiuti abbandonati in quell’invaso abusivo, alcuni dei quali altamente tossici, rappresentano infatti un problema di vecchia data sul martoriato territorio di Arpino, megafrazione di Casoria. Di fatto, è capitato molte, troppe volte, che dalle pagine di questo giornale lanciassimo l’allarme inquinamento.


E guarda caso proprio la località Lufrano e tutta l’area comprendente via Capri sono state spesso le sfortunate vittime delle nostre denunce sul degrado ambientale ivi esistente. D’altronde è alto il rischio che le sostanze inquinanti rinvenute in questo invaso abusivo, così come quelle probabilmente abbandonate nella stessa zona, possano compromettere gravemente la falda acquifera del Lufrano.


Quindi, queste perlustrazioni e ispezioni della Polizia sanitaria a tutela della salute pubblica compiuti con notevole ritardo dagli Enti preposti, andrebbero assicurati con maggiore frequenza. I sigilli apposti alla discarica abusiva in via Lufrano sono senz’altro un buon inizio per rispondere alle esigenze di bonifica e riqualificazione del territorio, ma l’impegno da assumere è quello della continuità.


I controlli devono proseguire a 360 gradi, l’inquinamento va debellato con interventi incisivi e vanno puniti i proprietari di terreni che si concedono ad un uso fuorilegge degli stessi. L’ASL Napoli 3 è stata spesso carente dal punto di vista della tutela della salute pubblica e per rimediare occorre ora un Piano di salvaguardia ad ampio raggio che investa l’intero territorio casoriano.

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